Come tutti sappiamo i denti del giudizio danno molti problemi…che però possono essere risolti con l’estrazione…
I denti del giudizio, definiti anche terzi molari od “ottavi”, rappresentano al giorno d’oggi una “complicanza fisiologica” nell’ambito della corretta occlusione e masticazione. Questo perché l’evoluzione della specie umana ha comportato nei secoli una riduzione del perimetro d’arcata sia mandibolare che mascellare, impedendo così la corretta eruzione del terzo molare. L’inclusione ossea od osteomucosa dei terzi molari determina spesso dannose e dolorose situazioni endorali.
L’eruzione dei terzi molari avviene tra i 17 ed i 22 anni; in questa fascia di età (ma purtroppo anche dopo), si manifestano i sintomi ed i segni della cosiddetta disodontiasi degli ottavi. Da una semplice infiammazione della mucosi di rivestimento della corona dei denti del giudizio (pericoronite) si può arrivare a situazioni cliniche severe: ascessi pericoronali od apicali riferibili agli stessi denti del giudizio o addirittura flemmoni. Anche movimenti ortodontici (migrazioni dentarie) indesiderati possono essere causati dalla “spinta” eruttiva dei terzi molari con la conseguenza di ritrovarsi adulti con problemi di allineamento dentario e di conseguente malocclusione.
Che fare dunque???
Innanzitutto intercettare precocemente, mediante visite odontoiatriche periodiche fin dall’età scolare, eventuali “tendenze” dei terzi molari alla disondontiasi. Poi si rilevano utili Radiografie orto panoramiche di controllo dai 6-7 anni fino alla completa permuta dentaria e alla definizione dento-scheletrica della masticazione. In questo modo è possibile intervenire precocemente mediante germectomia degli ottavi eventuali situazioni a rischio. Se si arriva invece da adulti con problemi di ascessi ricorrenti ai denti del giudizio o comunque ad odontalgie che dipendono dagli ottavi inclusi, si può sempre ricorrere con la massima fiducia e senza rimore alle moderne tecniche di estrazione chirurgica dei denti del giudizio.
Come avviene l’estrazione dei denti del giudizio?
Tecnicamente l’intervento può essere più o meno invasivo a seconda della posizione del dente e dei rapporti con le strutture anatomiche che lo circondano. Se la posizione è “normale”, come tutti gli altri denti, cioè è estruso, l’intervento è relativamente breve e privo di complicanze, mentre se il dente è incluso, in particolare quando è in inclusione ossea orizzontale e perpendicolare all’asse del dente contiguo, l’estrazione è più indaginosa e l’intervento è chiaramente più delicato ed invasivo. L’eventuale dolore e la tumefazione della zona interessata dall’intervento, rappresentano quindi una evenienza prevista e generalmente in terza o quarta giornata i sintomi maggiori si risolvono. La somministrazione di antibiotici, antidolorifici e di un collutorio antiplacca a base di clorexidina allo 0,2%, rappresenta l’approccio farmacologico di routine successivo all’intervento. L’odontoiatra ed il chirurgo maxillo-facciale sono le figure professionale preposte ad effettuare tali interventi.
A cura del Dott. Princivalle Stefano